La scatola di latta

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Viaggio nella terra del rimorso e della rinascita dal 29 giu al 5lug 2022

Siamo responsabili del tempo che viviamo, siamo responsabili dei luoghi che abitiamo”. (Vito Teti)

Dal 29 giugno al 5 luglio siete invitati a prender parte ad un piccolo viaggio a tappe nella provincia leccese, “nella terra del rimorso e della rinascita” assieme all’antropologo Calabrese Vito Teti e tante persone e realtà salentine che praticano da anni la “Restanza”. come: Laboratorio Urbano To Kalò Fai a Zollino, Libreria e casa editrice Animamundi ad Otranto, Casa delle Agriculture Tullio e Gino a Castiglione d’Otranto, Teatro Koreja – Teatro Stabile d’Innovazione del Salento a Lecce, e tante altre.

Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente.

Illustrazione copertina di Valeria Puzzovio

Di seguito il calendario delle “tappe” di questo viaggio promosso dall’APS “La scatola di latta” con Daìmon: A scuola per restare

Referente/i PartecipantiDataTitolo Iniziativa  Orario Luogo Iniziativa
Andrea Ass. Comune
Tiziana Colluto
Gianluca Palma
29-giuRassegna Voce ai Libri: Presentazione Libro “La Restanza21:00 Martano
Giardini Ducali, Via Calimera
Francesca Casaluci 30-giuCustodire bellezza – Agricoltura, cibo, comunità20:00Zollino
To kalo fai, Via IV Novembre
Giuseppe Conoci
Alessandro Cannavale
Cristina Carlà
Gianluca Palma
Annamaria Conoci 
01-lugLa poesia per restare
19:19
Otranto
Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche” – c/o Porto di Otranto
Tiziana Colluto
Alessandra Coppola
02-lug La restanza – Proiezione film e presentazione libro20:00Castiglione d’Otranto
Piazza della libertà
03-lug
04-lug
Angelo Salento Salvatore Tramacere
Gianluca Palma 
Rosa Parisi
Eugenio Imbriani
05-lugIl senso dei luoghi – dialogo incontro sulla restanza19:30Lecce
L’ortale del Teatro Koreya, Via Guido Dorso, 70

La «restanza» è un fenomeno del presente che riguarda la necessità, il desiderio, la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi. È questo un tempo segnato dalle migrazioni, ma è anche il tempo, piú silenzioso, di chi “resta” nel suo luogo di origine e lo vive, lo cammina, lo interpreta, in una vertigine continua di cambiamenti. La pandemia, l’emergenza climatica, le grandi migrazioni sembra stiano modificando il nostro rapporto con il corpo, con lo spazio, con la morte, con gli altri, e pongono l’esigenza di immaginare nuove comunità, impongono a chi parte e a chi resta nuove pratiche dell’abitare. Sono oggi molte le narrazioni, spesso retoriche e senza profondità, che idealizzano la vita nei piccoli paesi, rimuovendone, insieme alla durezza, le pratiche di memoria e di speranza di chi ha voluto o ha dovuto rimanere. La restanza non riguarda soltanto i piccoli paesi, ma anche le città, le metropoli, le periferie. Se problematicamente assunta, non è una scelta di comodo o attesa di qualcosa, né apatia, né vocazione a contemplare la fine dei luoghi, ma è un processo dinamico e creativo, conflittuale, ma potenzialmente rigenerativo tanto del luogo abitato, quanto per coloro che restano ad abitarlo.” (Vito Teti, “La restanza”, Giulio Einaudi Editore 2022)

Vito Teti, già ordinario di Antropologia culturale presso l’Università della Calabria, si occupa attualmente di antropologia e letteratura dei luoghi. Tra i suoi libri piú recenti ricordiamo: Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell’alimentazione mediterranea (Meltemi 2019), Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (Donzelli 2020) e Nostalgia. Antropologia di un sentimento del presente (Marietti 2020). Per Einaudi ha pubblicato Maledetto Sud (2013), Fine pasto. Il cibo che verrà (2015) e La restanza (2022).

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